Tappi e protezioni in plastica: quali sono i materiali disponibili?
I tappi in plastica, ampiamente usati per proteggere tubi idraulici e raccordi, non limitano il loro campo d’applicazione solo all’idraulica. Col passare del tempo, lo sviluppo di questi dispositivi ne ha esteso l’utilizzo anche al settore automotive, agricolo o oleodinamico. Basti pensare ai tappi nati per proteggere dalla polvere, i cosiddetti tappi a tenuta, usatissimi per conservare l’olio.
La plastica accomuna tappi e protezioni, (vedi per esempio il catalogo di tappi in plastica OTM) ma sarebbe sbagliato generalizzare senza considerare tutte le tipologie di polimeri plastici presenti sul mercato. Ogni tipo di plastica ha infatti una propria specificità, ed è più adatto per un uso piuttosto che un altro. Facciamo dunque una panoramica per classificare tappi e protezioni in base alla plastica utilizzata per la loro realizzazione.
Plastica: le tipologie usate per tappi e protezioni
Il primo criterio di classificazione della plastica utilizzata per tappi e protezioni riguarda la sua duttilità, ovvero la caratteristica che determina la sua reazione al calore e il modo in cui viene modellata. In questo caso possiamo individuare tre macrocategorie: termoplastiche, materie plastiche termoindurenti ed elastomeri.
Termoplastiche
Le termoplastiche hanno il vantaggio di poter essere fuse e rimodellate all’infinito: con il calore si ammorbidiscono facilmente, per poi indurirsi e prendere una propria forma. In questa categoria rientrano plastiche diffusissime come il PVC o il PET.
- Il PET o polietilene tereftalato è ampiamente utilizzato in campo alimentare, specie per realizzare bottiglie in plastica ma, le nuove frontiere tecnologiche, ne hanno permesso l’utilizzo anche in campo tessile. Grazie al PET riciclato vengono infatti realizzati capi in pile.
- Il PVC o polivinilcloruro è un altro nome noto. Impermeabile e resistente alle più alte temperature, viene impiegato per realizzare non solo cavi e tubi, ma anche attrezzatura sportiva, dischi, abiti ed impermeabili.
- Il PE o polietilene è tra i polimeri plastici più resistenti. Inoltre, è estremamente conveniente da produrre e ciò spiega il suo impiego per la realizzazione di tanti oggetti di uso comune.
Materie plastiche termoindurenti
A differenza delle termoplastiche, i termoindurenti si distinguono per la loro scarsa flessibilità. Una volta modellati tramite calore, infatti, non possono essere rifusi per un nuovo utilizzo. Tali polimeri sono difficilmente riciclabili in quanto i nuovi legami formati a seguito delle operazioni di reticolazione sono definitivi.
I polimeri termoindurenti vengono usati come materiali da stampaggio, nel settore degli adesivi, in quello delle vernici e degli smalti e trovano utilizzo come isolanti degli aerei. Fra i polimeri termoindurenti più noti ci sono le resine epossidiche, la maggior parte dei poliuretani (PU), la bakelite, le resine di melammina, etc.
Elastomeri
A metà strada tra i termoindurenti e le termoplastiche si collocano gli elastomeri. Come fa supporre il nome, il loro vantaggio principale è l’elasticità.
Si tratta di materiali naturali o sintetici, che hanno le proprietà chimico-fisiche tipiche della gomma naturale, la più peculiare delle quali è la capacità di subire grosse deformazioni elastiche, possono cioè essere allungati diverse volte ritrovando la propria dimensione una volta ricreata una situazione di riposo.
Gli elastomeri vengono modellati nelle forme desiderate tramite estrusione o stampaggio a caldo. Possono essere quindi sia termoindurenti che termoplastici.
Ogni materiale nasce dunque per rispondere ad esigenze specifiche, capaci di assecondare qualsiasi tipo di applicazione.